giovedì, Novembre 21, 2024

Crisi del turismo e azioni a sostegno del settore: nel confronto con la Spagna, vince l’Italia

La crisi del settore turistico ha avuto un impatto diverso, sia in % di perdite che in misure adottate nei diversi paesi europei.
Gli aiuti alle imprese, nel caso della Spagna, si è caratterizzato per la sua “tiepidezza”, secondo l’alleanza turistica Exceltur, che li confronta con quelli di altri paesi europei con un peso del turismo più contenuto nel PIL e che hanno promosso contributi diretti non rimborsabili, tra le altre misure.

In Spagna il settore valorizza soprattutto l’attivazione di ERTE, che corrisponde alla cassa integrazione italiana, che nei momenti più duri, durante il primo stato di allarme, è arrivata a beneficiare un milione di lavoratori (oltre 390.000 a fine anno) , ma é molto critico nei confronti dei pacchetti di aiuti, perché nessuno di questi probabilmente arriverá sotto forma di sussidi diretti e non rimborsabili. Il Governo indica che il settore ha ricevuto, attraverso i diversi meccanismi, 25.000 milioni di euro ma le critiche si concentrano sul fatto che la maggior parte di tale importo include le garanzie ERTE e ICO e non aiuti a fondo perduto.

Le garanzie ICO, inizialmente utili, ora non sono operative perché in generale l’intero settore ha problemi di liquidità – che non escludono che si trasformino in problemi di solvibilità – quindi non possono rimborsare i prestiti garantiti dall’istituto pubblico.

Il primo Piano presentato dal Governo prevede un investimento di 3.400 milioni di euro nei prossimi tre anni, una buona parte dei quali proviene dai fondi dell’European Recovery Mechanism (Next Generation), che avrà un impatto congiunto sul settore di 44.000 milioni di euro, secondo l’Esecutivo. Per entrare nello specifico, i bilanci statali per il 2021 includono una voce di 1.350 milioni di euro per il turismo, di cui oltre l’83% (1.057 milioni) proviene da quel meccanismo europeo, ei restanti 230 sono l’assegnazione statale.

Oltre a questi piani, l’Esecutivo ha presentato a fine 2020 un Piano di rinforzo per turismo, commercio e ospitalità per 4.220 milioni, che comprende detrazioni o posticipi di pagamento nell’affitto dei locali, riduzioni e posticipi di tasse e contributi previdenziali, l’ampliamento del catalogo delle attività che possono beneficiare dell’ERTE e una nuova tranche di garanzie ICO.

A questi aiuti si aggiungono le diverse misure approvate dalle comunità autonome ma, in generale, il settore continua a richiedere fondi diretti.

Da un’intervista telefonica con la Responsabile RP Confesercenti del Veneto Centrale, Annamaria Cordova, é emerso come invece in Italia, lo stato abbia inziato a erogare i contributi giá da maggio, senza distinzione tra partite IVA ed imprese, né per fatturatio numero di dipendenti. E i fondi erogati finora sono statali (non europei), a fondo perduto e una tantum. A questi, in Veneto, si sono sommati dei fondi regionali che la regione dará invece in base a fatturato e numero dipendenti, ecc. I fondi europei tarderanno un bel po’ ad arrivare.

Secondo Exceltur, in Italia – dove il turismo rappresenta una % del PIL molto simile a quella Spagnola – sono state approvate indennità non rimborsabili comprese tra il 10 e il 20% delle perdite avute, a cui si é aggiunto un contributo a fondo perduto, di 2.000 euro per azienda. E l’anno scorso, prima dell’inizio dell’estate, si approvó un buono turistico di 500 euro, basato sul reddito, per incentivare spese per viaggi nel territorio italiano e rilanciare il settore, oltre alle sospensioni fiscali e contributive.

Per quanto riguarda le limitazioni adottate in Italia nel settore, sono state molto simili a quelle spagnole, peró con un ordine generale molto piú chiaro. Hanno diviso le zone per colore in funzione dell’incidenza del virus ed é stato il governo a stabilire le condizioni per ciascuna fascia, perció non c’è stata iniziativa propria da parte delle regioni.

Da questa settimana quasi tutte le regioni passano ad essere gialle (meno 5) e quindi riaprirá quasi tutto, per lo meno fino alle 18, anche se il coprifuoco rimane per ora alle 22.

La protesta da parte del settore alle misure del governo é stata minima e i casi estremi sono stati isolati e morti sul nascere. E nonostante i negozi siano rimasti aperti mentre i ristoranti e bar erano chiusi, secondo Annamaria, il settore dell’abbigliamento é stato notevolmente penalizzato, forse anche piú della ristorazione (che per lo meno ha potuto dare il servizio di asporto).

Per quanto riguarda le prospettive di ripresa del turismo per la prossima stagione, il timore é che si tema di uscire dalle zone di residenza e che quindi ci sia poco movimento, peró le previsioni sia sanitarie che sociali lasciano ben sperare. Attualmente gli ospedali hanno ripreso a respirare e tenere ritmi meno serrati e in Veneto la sanitá pubblica ha ricominciato a fare le visite specialistiche di rutine, non urgenti e quindi é diminuita la pressione che c’era a fine anno. Le vaccinazioni stanno procedendo e ad oggi in Veneto si é vaccinato il 10% della popolazione, che sommato a coloro che hanno raggiunto l’immunitá dal virus, mette buona parte delle persone in una situazione di calma.

Alla fine della telefonata, Annamaria ha espresso come spesso il filtro della stampa sia orientato a dare una visione piú negativa che positiva della realtá. Soprattutto quando c’è strumentalizzazione politica di mezzo, che in Italia, come ovunque, serve piú a demolire che ad avanzare. Perció, dipendendo dall’interlocutore, sono emerse versioni dei fatti molto contrastanti, incluso facendo sembrare l’Italia uno dei paesi piú colpito dal virus, quando invece i numeri e i risultati sono stati completamente differenti.

Inoltre, nessuno parla di settori dell’industria che, nonostante la crisi, stanno andando bene e di alcuni comparti, come ad esempio la costruzione, che si sono beneficiati del Bonus 110 e che grazie a questo stanno rilanciando tutto l’indotto, dando alle famiglie se non un respiro, quanto meno l’opportunitá per ristrutturare casa e risparmiare energia, che di questi tempi non fa certo male.

Ci auguriamo che la Spagna possa trarre spunto dalle iniziative dei cugini italiani e infondere nella gente la fiducia e la speranza di una ripresa concreta che purtroppo ad ora sembra abbastanza lontana.

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